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PEDAGOGIA

Umanisti italiani ed europei
- Le idee pedagogiche
I capisaldi teorici si posso sintetizzare così:
-la nuova concezione della natura e dell'esperienza, che ha portato in direzione estremamente diversificate, dalla vera e propria ricerca scientifica condotta con il metodo sperimentale alla crescita dell'interesse nei confronti della arti occulte, anche attraverso la diffusione in ambito cristiano di filoni della cultura ebraica e neoplatonica.

- il realismo politico, vale a dire la tendenza a slegare l'agire politico e la riflessione filosofica su tale agire dalla morale e dalla religione.
- l'intellettuale umanistico si mostrò internamente votato alla ricerca del vero al di là di qualsiasi dogmatico e di ciò che ancora non si conosce, anche in vista della diffusione sempre più ampia del sapere stesso.
- non si può comprendere la grande trasformazione del concetto di scienza nel passaggio cruciale dal Medioevo alla  modernità senza tenere presente l'orientamento al futuro degli intellettuali dell'Umanesimo
- in quest'ottica va considerata anche l'autonomia del pensiero e dell'attività creativa che è un segno affascinante di tutte le grandi realizzazioni della cultura rinascimentale; creatività e autonomia sono i tratti salienti del genio umano.

-La scuola come centro di cultura letteraria e di vita civile
L'Umanesimo riconsiderò l'insieme degli insegnamenti imparati da secoli nelle scuole tradizionali e perseguì il proposito di una scuola e di un'istruzione prevalentemente letteraria attraverso un metodo adeguato e in vista delle finalità della vita civile.  Si trattava della ripresa di contenuti culturali e pratiche pedagogiche le cui radici erano individuabili in autori come Platone, Cicerone, Agostino e in particolare Quintiliano. Poggio Bracciolini scoprì il testo completo dell'istituto oratoria di Quintiliano che premise di cogliere in tutta la sua ampiezza la sapienza pedagogica degli antichi.
Un motivo di debolezza dell'Umanesimo pedagogico fu il suo elitarismo, che impedì agli ideali educativi di questo movimento di penetrare nella società, limitandone la diffusione agli strati più elevati e colti. La serietà degli studi e la possibilità di raggiungere livelli di eccellenza sconosciuti alle epoche immediatamente precedenti impressionò moltissimo i contemporanei e orientò in modo decisivo la riflessione sull'educazione anche nei secoli successivi. La storia delle istituzioni scolastiche e formative tra il Medioevo e la modernità può essere letta come il passaggio da un sistema costitutivo dalle grandi università.

La trasformazione dell''università 
La trasformazione delle sedi universitarie fra Trecento e Cinquecento sta a indicare la crisi dell'egemonia delle pochissime università più antiche e prestigiose, non più in grado di corrispondere ai particolarismi che caratterizzavano la vita civile e politica della prima modernità. Alcuni grandi intellettuali-maestri furono Guarino Veronese e Vittorino da Feltre.

Una scuola a ''tempo pieno''
Gli umanisti consideravano l'importanza degli studi come propedeutica all'impegno attivo,dei giovani nella loro città. Questo impegno era privo di una serie di intenzione di riformismo sociale.  Gli intellettuali umanisti affermano che la scuola è un luogo frequentato di giorno, spesso come un orario fisso e che abbracciava soprattutto le ore del mattino e del primo pomeriggio.
Gli umanisti che raccolsero attorno a sé ragazzi di tutte le età organizzarono vere proprie strutture residenziali, dette giustamente '' case'', la più famosa delle quali fu probabilmente la Ca' Zaioso di Vittorino da Feltre.  In esse vivevano costantemente a contatto con i loro allievi, consumando i pasti con loro e condividendo anche il tempo libero.
La scuola umanistica è un luogo in cui si vive 24h su 24, e il maestro accanto alla trasmissione del sapere promuove lo sviluppo morale dei giovani allievi.

Il rispetto per gli allievi  
Gli umanisti reagirono vivamente contro la tradizione di una scuola in cui si identificava lo studio con fatica, le punizioni e la noia, riconoscendo ai giovani il diritto di esprimere la propria creatività nella consapevolezza della sua funzionalità anche alle esigenze dell'apprendimento. Il valore educativo accordato ai giochi, appare come una delle più grandi intuizioni della modernità pedagogica degli umanisti.

TRATTATI PEDAGOGICI E SCUOLE UMANISTICHE IN ITALIA
L'Italia era divisa in territori in parte indipendenti, in parte soggetti alle signorie locali che avevano concluso il periodo della civiltà comunale, in parte sotto dominazione straniera. I centri culturalmente più dinamici erano allora all'avanguardia della vita economica e sociale europea, la Toscana  e il Veneto in particolare. San Bernardino da Siena fu una figura predicatoria che nella sua attività influenzò profondamente i costumi  diffusi, proponendo una visione dell'educazione mite e benevole . A lui si deve una descrizione del rapporto tra genitori e figli molto meno severa e arcigna dei costumi del suo tempo, capace di influenzare positivamente, la visione del rapporto educativo che umanisti avrebbero specificamente messo a punto.
Bernardino insisteva più sulla buona volontà e l'autodisciplina che sul rigore degli educatori.
Pietro Paolo Vergerio fu l'autore del primo vero e proprio trattato d'indole pedagogica. Nel saggio Vergerio annunciava i valori fondamentali della cultura, secondo formulazioni che rimasero famose per secoli: la cultura è ciò che rende l'uomo autenticamente libero e va perseguita in modo disinteressato. Matteo Vegio, propose di recuperare l'esempio di equilibrio incarnato dalla madre di Agostino, Monica, dotato di un raro talento pedagogico che le permise di raggiungere i suoi fini educativi attraverso la sapienza del' attesa. Monica è presentata come il prototipo dell'educatore che sa aspettare che l'allievo maturi interiormente, secondo un processo nascosto e misterioso che l'educatore stesso deve rispettare.

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